A ottobre, dal 3 al 28, la Chiesa Cattolica riunirà il sinodo dei vescovi per la XV assemblea generale ordinaria. Il tema sarà “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il 14 luglio scorso, il pontefice ha reso noti i nomi dei cardinali che lo presidieranno, a suo nome,e in qualità di “presidenti delegati” e, contrariamente al passato, tra loro non figura alcun occidentale né alcun curiale. Una sorpresa. Indiscrezioni infatti alludevano a una presidenza ad appannaggio del cardinale Jean-Louis Tauran, purtroppo scomparso il 5 luglio. Il Papa, invece, per la scelta dei suoi delegati guardava altrove, optando per l’iracheno Louis Raphael I Sako, capo del Sinodo della Chiesa Caldea, il neo porporato Désiré Tsarahazana del Madagascar, il salesiano del Myanmar Charles Maung Bo arcivescovo di Yangon e il dehoniano John Ribat della Papua Nuova Guinea.

Ma le novità potrebbero non finire qui e far pensare alla riscrittura dell’agenda del sinodo dedicato ai giovani. Quella tracciata dal “documento preparatorio” è apparsa insignificante e stantìa, un testo vecchio per linguaggio e contenuti, ancora prigionieri di schemi fricchettoni anni Sessanta e “cattolici del dissenso” degli anni Settanta e Ottanta.Un testo, insomma, pensato forse da chi la gioventù l’avrebbe vissuta (nel caso) 50-60 anni fa, “rinfrescato” con alcuni leitmotiv del repertorio bergogliano. Nel renderlo pubblico, le fonti vaticane hanno spiegato come fosse il frutto di un’ampia consultazione, ma poi si è appreso che tale “ampiezza” si riferiva ad un solo “incontro con 300 giovani” e la partecipazione di altri 15 mila collegati online attraverso gruppi Facebook: su un miliardo e mezzo di cattolici, quasi il nulla assoluto.

Inoltre, come testimoniato dalla stampa cattolica di lingua inglese, soprattutto dal Catholic Herald, si è trattato di una partecipazione censurata perché sarebbero state cancellate le oltre duemila richieste (su 15 mila) che sollecitavano il sinodo a riflettere sul ritorno ad un insegnamento magisteriale in linea con la tradizione e una specifica attenzione per la liturgia, anche nella forma straordinaria. In altre parole, una valorizzazione del motu proprio di Benedetto XVI, il Summorum Pontificum e una dottrina senza se e senza ma per gli insegnamenti più impegnativi della Chiesa. E anche questa è una sorpresa: nel mondo giovanile cattolico scorre una vena sotterranea che cerca “qualcosa di più” di quanto attualmente viene proposto. Un desiderio non saziato da una liturgia banalizzata, da una musicaccia scialba introdotta nelle chiese e da un comportamento liturgico sciatto ed eccentrico: parola di giovani.

dal Venerdì di Repubblica, 27 luglio 2018

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